Rita Mascialino, In onore di Franz Kafka l'omaggio
della metamorfosi nel cavallo nero
'Centenario della Morte di Franz Kafka 2024'
L'articolo è stato pubblicato per primo sulla Rivista Culturale online «Lunigiana Dantesca» (CLSD), Rubrica Letteraria 'OTIUM,' N. 206, giugno 2024, Direttore il dantista Mirco Manuguerra su gentile concessione.
È stato inoltre pubblicato sulla Rivista Culturale in formato cartaceo «OCEANONEWS» (Oceano Edizioni), Direttore Vito Massimo Massa.
Citazione dell'omaggio del Direttore a Kafka unitamente al saggio pubblicato:
IL KAFKA UNICO DI RITA MASCIALINO
«Lunigiana Dantesca» ha sempre cercato di onorare le ricorrenze dei grandi autori, per cui ringraziamo di cuore Rita Mascialino per averci permesso di farlo anche con un nome del livello di Franz Kafka (1883-1924) per l’occasione del centenario della sua scomparsa.
La studiosa è (anche) una valente germanista e dall’alto della sua profonda conoscenza della lingua tedesca ha proposto fin dal 1996 questa lettura rivoluzionaria di un racconto breve di Kafka, "La passeggiata improvvisa" (1912), dove lo scrittore boemo segna in realtà un momento fondamentale della sua produzione.
Ebbene, nel possente Cavallo nero – in cui, secondo l’analisi di Mascialino, il protagonista si trasforma (tema assolutamente insospettato dall'intera critica precedente) – è emersa la vis titanica dell’animo di Kafka, un animo che si ribella all’alienazione rappresentata dall’orrendo scarafaggio in cui viene trasformato dai genitori nella celebre Metamorfosi.
Con ciò l’analisi di Rita Mascialino scuote nei fondamenti l’intera esegesi kafkiana spalancando l’idea di ulteriori scenari e percorsi ancora del tutto inesplorati sull’opera omnia del grande autore di Praga.
MIRCO MANUGUERRA
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"Sono trascorsi cento anni da
quando Franz Kafka, ebreo ceco di lingua e cultura tedesca nella colonia
di Praga, lasciò la vita nella clinica a Kierling Vienna dove lo avevano
accompagnato gli amici in una macchina scoperta con la neve e il vento che
infuriavano. Non poteva più parlare ormai data l’aggressività della malattia
che aveva invaso anche laringe, faringe, esofago – morì di fame perché da
tempo non poteva più mangiare –, ma con il suo forte carattere e la sua
altrettanto forte umanità comunicava ugualmente con il suo mezzo preferito,
ossia con la scrittura di biglietti – per altro lavorò ad un racconto anche sul
letto di morte fino alla fine. Può essere considerata, addirittura, una fortuna
che Kafka sia morto prima che le rozze mani dei nazisti potessero avere il
piacere di internarlo e di incenerirlo in uno dei loro forni crematori, così
come invece poterono fare con le sue tre sorelle nei campi di concentramento
polacchi: Elli e Valli a Chelmno, Ottla ad Auschwitz – Ottla aveva chiesto di
poter accompagnare al Lager un gruppo di bambini per non lasciarli soli nel
grande spavento, morendo con loro nel forno crematorio. Franz Kafka, negli
anni, rifiutò il tedesco, la sua lingua madre dove, a giudizio di chi scrive,
raggiunse apici espressivi che nessun altro tedesco mai aveva raggiunto e si
può supporre difficilmente potrà raggiungere, estremo definitivo rifiuto
dovuto al riconoscimento che tale lingua conteneva in sé il germe della
violenza.
Per onorare Franz Kafka da parte
mia, quale appassionata studiosa delle sue opere, dedico alla sua memoria, nel
Primo Centenario della sua morte o del suo ingresso nella fama di vita eterna
nella cul-tura umana (1924-2024), la mia
scoperta attuata sul piano squisitamente esegetico relativa alla sua
straordinaria quanto criptica metamorfosi
in cavallo nero (Mascialino 1996 e segg.), mai identificata prima in più
di un secolo di pubblicazioni da parte della più autorevole critica mondiale,
la quale ha invece pubblicato ovunque un’immagine che in Kafka non c’è: esiste
solo nelle interpretazioni degli studiosi, come vedremo con qualche
riferimento.
La metamorfosi eccezionale dal
punto di vista letterario e della personalità di Kafka è espressa nel racconto
breve “Der plötzliche Spaziergang”
(1912), La passeggiata improvvisa.
Tutto si svolge sul piano di una
serie continua di soli periodi ipotetici introdotti dalla congiunzione
condizionale wenn, ‘se’:
sintetizzando, se al protagonista fosse stato possibile abbandonare per sempre
la famiglia, in cui era in generale disprezzato e non proprio ben visto e che
lui stesso non apprezzava, avrebbe potuto realizzare pienamente la sua personalità,
il suo straordinario talento di scrittore, magnificamente simboleggiato nella
metamorfosi nel cavallo nero del racconto – o dell’esegesi innovativa (Mascialino
1996 e segg.).
Venendo direttamente in medias
res, il sintagma che non è stato compreso da nessuno studioso è «(…) hinten
die Schenkel schlagend» (in Max
Brod, a cura di, 1935/1964), tradotto dalla critica con ‘battendosi dietro con le mani le cosce’ e frasi
cosiddette sinonimiche, come se Kafka, uscendo di casa dopo cena e lasciando
di stucco la famiglia con questa insolita decisione, si fosse battuto le cosce
o le natiche beffando offensivamente la famiglia, come a dire,
eufemisticamente: ve la faccio in barba, vi mando tutti al diavolo. Azione
impossibile a Kafka, che come eleganza mentale e fisica non temeva rivali.
E di fatto non si tratta di
battersi le cosce con le mani, come nella Slapping-Image (Mascialino
2010), immagine del battersi, mentre l’immagine valida, corrispondente
al testo di Kafka, è la Black-Horse-Image (Mascialino 2010), immagine
del cavallo nero. L’equivoco ha natura espressamente sintattico-morfologica:
la forma verbale schlagend è un participio presente, non un gerundio
che in tedesco per altro non esiste come tale. Ossia: hinten die Schenkel
schlagend non è un gerundio attivo e transitivo con soggetto il
protagonista del racconto proiezione di Kafka e con complemento oggetto le
cosce, come è stato interpretato piuttosto conformisticamente da tutti. Ma a
tagliare la testa al toro, se ce ne fosse bisogno e a parte altre considerazioni,
c’è l’avverbio hinten, dietro, nello stato in luogo, mentre per come
è stato creduto nelle traduzioni esistenti si tratterebbe di un moto a luogo –
battersi con qualcosa, le mani nel caso,
dietro, in tedesco è un moto a luogo delle
mani verso il retro, ciò che in tedesco avrebbe voluto la preposizione di moto
a luogo nach, ossia ci sarebbe dovuto essere nach hinten,
preposizione che non c’è nel testo tedesco di Kafka e la cui mancanza è spia
certa di un’azione di stato in luogo, non nella spazialità quindi di battersi
dietro le cosce in un moto a luogo delle mani verso il retro come è stato
sempre creduto di comprendere e interpretato. Proseguendo, schlagen non è quindi nella diatesi transitiva, né in
un gerundio con soggetto il protagonista e complemento oggetto die Schenkel,
le cosce, ma sta nella diatesi intransitiva con un diverso significato,
spazialmente affine, ma non il medesimo ovviamente: grammaticalmente si tratta
di un Nominativo Assoluto nella diatesi intransitiva di schlagen,
che non può quindi avere il complemento oggetto essendo intransitivo nel
contesto kafkiano, nominativo assoluto che ha come soggetto le cosce che sbattono
– o scalciano trattandosi di un cavallo –,
non un protagonista che si batta dietro
nell’altro significato di schlagen transitivo. Per chiarire ancora: il
soggetto del sintagma in questione non è il protagonista, bensì sono le cosce
– dietro – posteriori, che l’essere umano non ha, non essendo quadrupede.
L’idea è dunque quella di un cavallo le cui cosce posteriori, dietro, scalcino
– in uno stato in luogo, senza che il luogo diventi un altro in un moto a luogo
– per alzarsi per così dire in piedi, in modo che l’animale possa ergersi in
tutta la sua possente figura: simbolicamente, è il metaforico travestimento
spettacoloso dell’inconscio kafkiano più profondo e creativo che avviene
nell’oscurità più totale della notte, tenebroso come la notte stessa.
Ma non basta: la critica, giustamente,
afferma che il protagonista decida a trasformazione avvenuta di andare a trovare un amico per vedere come stia. Tuttavia anche questa interpretazione si ferma ad un livello di mera superficie: sembra che il protagonista umano, ergendosi e divenendo
della sua vera statura battendosi le cosce, vada a trovare un amico a notte
fonda per vedere come stia. Invece, in base ai termini dalla polisemia criptica
e sottile scelti da Kafka nel contesto simbolico, il protagonista, soggetto
della metamorfosi in cavallo nero, è il vero ego di Kafka e l’amico a cui
vuole far visita si ri-vela essere lo stesso Kafka, il Kafka narratore: è lui,
l’umano protagonista Kafka, l’artefice del-l’eccezionale metamorfosi in cavallo
nero. In altri termini: secondo i vocaboli scelti da Kafka per l’immagine, e
su cui qui non ci si può dilungare come si dovrebbe, il protagonista della
passeggiata improvvisa, ormai trasformato in cavallo nero, va a far visita al
se stesso umano per vedere come stia, perché chi si è trasformato nel cavallo
nero è Kafka stesso, è lui in persona, che nel destriero si è proiettato e pienamente identificato.
Ma dove sarà mai finito, allora,
il protagonista umano? Secondo le spazialità più sottili dei termini esso sta
fin da principio del racconto nel suo luogo naturale, ossia nel libro, nel
racconto che è la sua vera casa, non quella genitoriale che ha ipotizzato di
poter abbandonare.
Questo detto molto molto in breve
e sperando di essere stata comprensibile ai lettori – Kafka è autore
profondo, criptico, al punto che in Germania talora non viene letto e
analizzato nelle scuole in quanto ritenuto incomprensibile.
Ho voluto dedicare alla memoria
di Franz Kafka per il suo Primo Centenario questa scoperta, pub-blicata per la
prima volta, come accennato, già nel 1996 e successivamente negli anni fino ad
oggi in tante pubblicazioni da parte mia più ricche di ulteriori dettagli e spiegazioni,
in quanto la metamorfosi descritta si contrappone all’altra grande metaforica trasformazione,
quella in scarafaggio, avvenuta, si fa per dire, stando Kafka nella casa
paterna, genitoriale, ed attuata con il verbo verwandeln, ossia Die
Verwandlung, tradotto con ‘La metamorfosi’, verbo e sostantivo tedeschi che
si adoperano quando la trasformazione avviene dall’esterno, agìta da agenti
esterni, come ad esempio con la bacchetta magica e comunque in tutti i casi
analoghi – di fatto Gregor all’inizio del racconto si trova trasformato in
scara-faggio, ossia è stato trasformato da qualcuno in scarafaggio, nella
fattispecie dal padre e non solo, ossia ancora:
non si è trasformato da sé in tale insetto ributtante. Invece per la
metamorfosi in cavallo nero Kafka adopera nel corso del racconto il
sostantivo Veränderung da verändern, che, pur significando
trasformazione o metamorfosi esso stesso, si riferisce a una trasformazione
che avviene dall’interno, operata dall’individuo che si trasforma, non da
agenti esterni a lui, e in questa trasformazione in cavallo nero sta tutta la
grossa autostima di Kafka, il quale sapeva di essere uno scrittore
potentemente creativo e profondo – se solo se ne fosse potuto andare
definitivamente via dalla casa genitoriale dimentican-dola per sempre.
Ribadendo: Kafka sapeva chi era in verità.
Così, in onore ed eterna memoria di Franz Kafka non scarafaggio, ma straordinario cavallo nero uscito dal più creativo e potente nonché misterioso e inquietante inconscio, tinto di un poderoso eros come è intrinseco all’affascinante e vitalissimo animale in cui si è proiettato Kafka, valga la mia scoperta come il riconoscimento più vero – zu seiner wahren Gestalt, così si esprime Kafka nel racconto – della personalità di un genio letterario tra i più grandi, senz’altro il più originale, di tutti i tempi. RITA MASCIALINO"
BIBLIOGRAFIA
1935/1964
Kafka, F.
Der plötzliche Spaziergang, Frankfurt am Main: S. Fischer Verlag GmbH (1935/64): Herausgeber Max Brod: 7 Bde, Werke: Bd. 1 Erzählungen, 26.
1996
Mascialino, R.
Traduzione conformistica e non conformistica (Franz Kafka, Der plötzliche Spaziergang - La passeggiata improvvisa). In ‘Quaderni sulla Traduzione Letteraria’ (coord. R. Mascialino). Udine: LaNuovaBase Editrice: Suppl. Panarie, Rivista Friulana di Cultura (Dir. Silvano Bertossi): Editore Vittorio Zanon.
2010
ESSCS 27th International Congress University of Groningen (The Netherlands).
President Gerhard J. Dalenoort (Cognitive
Systems, Department of Psychology), London United Kingdom, 6-8 July 2010.
General Topic: LANGUAGE: Specific area: 'Evolutionary Text Analysis'. Presenting
scholar: Rita Mascialino: ‘How Pragmatism distorts the meaning
of literary texts: Der plötzliche Spaziergang (The Sudden Walk/Stroll)
by Franz Kafka'.
Mascialino, R.
Il cavallo nero o
l’altra metamorfosi di Franz Kafka (La passeggiata improvvisa). Cleup Editrice Università di Padova: pp. 115.
conferito a Fabrizio Nicoletti
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