Rita Mascialino, (2019) Arnaldo Ceccato: Sulle strade del tempo.
La silloge poetica
di Arnaldo Ceccato Sulle strade del tempo (Perugia PG: Morlacchi Editore:
Prefazione di Marcello Ramadori: Preambolo dell’Autore: 2018) si compone di tre
parti intitolate rispettivamente Sulla
strada della ragione, Sui viali del
sentimento, Sui vicoli dell’ironia,
ciò in corrispondenza del fatto che la ragione traccia le strade per poter attraversare,
andare oltre, per poter conoscere il mondo, quindi le poesie hanno taglio più
razionale; del fatto che i sentimenti si coltivano meditando sull’esperienza
interiore di ciascuno, al meglio passeggiando in solitudine in viali alberati
in mezzo alla natura in modalità propizia al raccoglimento in se stessi che
agevola la discesa nelle profondità dell’ispirazione lirica; del fatto che i
vicoli ben si adattano quali strettoie alla
spazialità dell’ironia, sottile, che spesso si nasconde nelle pieghe del
linguaggio.
Lo stile relativo
al diverso ambito poetico, di nuovo corrispondentemente, è diverso: più chiaro
e squadrato come si conviene ai percorsi tracciati dallo spirito razionale,
della logica; più lirico ed effusivo nei viali del sentimento; più
improvvisamente aggressivo negli stretti vicoli dell’ironia.
Pervade comunque
tutta la silloge pur nei diversi stili dovuti alle diverse tematiche il
denominatore comune di una personalità aperta e disponibile positivamente alla
vita, alla ricerca del senso della vita. Il titolo stesso all’insegna del
cammino dell’Autore sulle strade segnate dal tempo esprime l’accettazione non
passiva della limitata misura temporale per l’esperienza umana sulla Terra.
L’uomo cammina, non sta fermo in una scelta statica di vita, anche se
consapevole di non essere solo egli stesso a decidere il suo cammino che avrà
un termine per così dire deciso dal tempo –
o dalle Parche di latina memoria.
La lirica scelta tra le altre a rappresentare lo spirito profondo della raccolta fa parte delle meditazioni sul senso della vita sorte sui viali dell’interiorità: Tramonto sul lago, scelta che riconosce nella tonalità interiore più profonda dei sentimenti il senso ultimo dato all’esistenza sul quale si edificano tutte le altre prospettive.
Dalla silloge poetica Sulle strade del tempo (Perugia PG: Morlacchi Editore: Prefazione di Marcello Ramadori: Preambolo dell’Autore: 2018)
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Tramonto sul lago
È calma la sera.
Il sole scende sotto l’orizzonte
Tenui nubi se ne colorano.
Nell’ipnosi silente
della sua uscita di scena
flebile da lontano arriva
un suono di campana.
Tutta la natura si raccoglie in preghiera.
È l’agonia di un giorno che muore.
Un giorno segue l’altro e lo
spettacolo
Ogni dì si ripresenta di nuovo,
mentre l’arco della mia vita
s’immerge là, nel lago delle
memorie
che affondano nel tempo,
senza speranza di resurrezione.
Si tratta di un
tramonto che si espande su due livelli fondamentali: uno relativo al concreto tramonto
del sole all’orizzonte, l’altro inerente ad un tramonto più simbolico. La sera
è quieta e il sole se ne sta andando, la luce stessa sta facendosi più debole,
il tempo scandito da una campana in lontananza invita alla preghiera, come un
tempo l’Angelus nelle campagne e ancora oggi in qualche paese distante dal
rumore della città. La natura accoglie l’invito e prega per la morte del
giorno, una preghiera triste quindi, che non è rivolta ad una divinità che
vegli comunque sugli uomini dopo una giornata di lavoro o sulla natura affinché
riposi lieta pur nell’oscurità incombente, ma una preghiera che prepari
l’atmosfera più drammatica nell’anima del poeta proiezione di Arnaldo Ceccato.
Certo i giorni si susseguono incessanti con altri soli e altri tramonti, ma la
vita dell’Autore pare svanire come il sole nel tramonto. I ricordi sprofondano nel
tempo simboleggiato dalle acque infide del lago che, a meno che non sia
definito un laghetto come non è qui il caso, è sempre la più misteriosa delle
acque con i cicli vitali delle correnti di risalita e di inabissamento,
spaventosi quanto insospettati e segreti sotto lo specchio quieto della
superficie. Ed è in queste acque che le memorie del poeta affondano come in una
palude da cui non si possa più uscire, un affondare che indica la débacle della
nave o vita dell’uomo come in un naufragio senza più nessuna possibilità di
salvataggio – nella visione del mondo di Arnaldo Ceccato pare non esserci
nessuna strada per la Resurrezione in altra vita e neppure la sensualissima dolcezza
del naufragare di Giacomo Leopardi nel mare infinito dell’immaginazione,
l’immagine del lago creata dal poeta è più vicina all’incubo più angosciante che
ad una morte serena.
Detto in termini più razionali, come nella poesia Diagramma riferita al giudizio sull’esistere (14):
“Cammino sulle ascisse del tempo,/procedo senza possibilità/di tornare indietro (…) La vita è però una ricchezza,/temo il suo precipitare/(…) Finirà nel nulla,/in picchiata sullo zero,/dove era cominciata.”
Detto in termini ironici, come nella poesia La riunione (89):
“Quello che sempre si cerca/e non sempre si trova(…) Quello che comunque /fatale e inesorabile, passa,/qui si spreca e si perde:/il tempo!!!”
Emerge
specialmente nella parte dedicata ai vicoli dell’ironia l’opinione del poeta
sui giovani con le “brache rotte” impegnati a leggere il nuovo breviario (88),
lo smartphone, per soddisfare la sete di sapere e imparare ad esempio una cosa
molto0 importante: come sia buono il formaggio con le pere, ciò in una deriva
intellettuale di tanta gioventù attuale.
Una raccolta varia
nei temi e nello stile espressivo, non astratta dal reale, ma capace di
guardare organicamente e con occhio critico la società del presente, senza
dimenticarsi del senso più profondo della vita che, aggiungeremo, non sta nelle
brache rotte né in quelle sane per così dire, ma in ben altro, come dice molto
chiaramente Arnaldo Ceccato nella sua silloge Sulle strade del tempo.
Rita Mascialino
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