venerdì 26 gennaio 2024

Rita Mascialino, La canzone siciliana 'Brucia la terra' di Nino Rota e Giuseppe Rinaldi (Il Padrino III)

Voglio qui dare non un'analisi completa, ma un cenno esegetico della canzone siciliana tanto emozionante e bella ‘Brucia la terra’ di Nino Rota e Giuseppe Rinaldi, cantata insuperabilmente da Franc D'Ambrosio, attore e cantante italo-americano in una sinergia intensamente commovente di musica, voce, parole, la quale colpisce il petto come un vero e proprio fendente fisico superando i confini della serenata, una serenata triste e accorata in ogni caso. Franc D'Ambrosio nel film interpreta il personaggio di Anthony Corleone, figlio di Michael.


Brucia la Luna n´cielu/e ju Bruciu D´amuri./Focu ca si consuma/comu lu me cori.//
L´anima chianci addulurata./Non si da paci/ma cchio mala Nuttata.//
Lu tempu passa/ma non Agghiorna./Non c´é mai suli/S´idda non torna.//
Brucia la Terra mia/e abbrucia lu me cori./Cchi siti D´acqua/idda e ju siti D´amuri.//
Acu la canto/La me canzuni/si non c´é nuddu/ca s´a affacia a lu Barcuni.//
Brucia la Luna n´cielu/e ju Bruciu D´amuri./Focu ca si consuma/comu lu me cori.//

https://www.cosmopolitan.com/it/lifestyle/cinema/a44732481/sofia-coppola-il-padrino/

La canzone è offerta all’amata dall’uomo abbandonato che attende invano che la donna torni da lui e appaia al balcone. Ma la nottata è ‘mala’, cattiva e nessuno si affaccia e allora la luna, il cielo, la terra e il sentimento disperato che non trova soluzione bruciano in un unico incendio nella notte solitaria dell’uomo. Nella prima superficie si tratta della serenata dell’uomo alla donna perché torni da lui, donna che tuttavia è sempre anche simbolo incontestato di vita - è colei che dà la vita divenendone simbolo. La serenata potrebbe anche essere, come in un mio breve studio, anche falso se fosse soltanto effluvio dei sensi o di volontà di potere sulla donna. Tuttavia il testo della canzone assieme alla musica non testimoniano di prepotenza o prevaricazione, solo di speranza, di sommessa speranza espressa nel pianto, speranza di vita, di amore per la vita che senza la donna svanirebbe - l'uomo vorrebbe vivere ancora e per questo ha bisogno d'amore che gli può dare la sua donna, comunque una donna. La situazione dell’uomo, espressa in musica e parole, voce, dell’essere umano che resta solo e abbandonato da chi ama o amerebbe, si presta, come accennato più sopra, a varcare il limite del contingente per invadere l’universale: la disperazione impotente dell’umanità di fronte al rifiuto di sé da parte degli altri, ciò che si verifica, se non per tutti perennemente, senz’altro per tutti una volta o l’altra e proprio quando si espone senza scudo il proprio cuore più vero altrimenti corazzato. L’uomo chiede e chiede amore, affetto alla donna che prega di ritornare, ma non trova corrispondenza alcuna e resta fuori dalla casa nella notte con il suo lamento quasi sussurrato, non un canto a tutta gola, ma un singhiozzo per la vita che pare spezzata, espresso con voce tremante e accompagnato da una chitarra che non prevale, ma esprime quasi soffocata l’interiorità ripiegata in se stessa dell’uomo che riconosce il suo bisogno di affetto e prega, ma deve rinunciare. Nel contesto più ampio e profondo schiuso dalla canzone, così risultano tutti gli esseri umani di fronte alle proprie preghiere non ascoltate, non esaudite ormai più né dagli uomini, né dalle tante divinità, madonne comprese, alle quali nella disperazione dell'inevitabile perdita della vita si rivolgono, umani che devono stare fuori dalla porta, cacciati via anche dal regno delle illusioni, come nella canzone splendida che si addice non solo alla donna amata, simbolo materno comunque principe per gli affetti, ma anche alla vita stessa - il tempo passa, dice la canzone, passa nella mala nottata - nella vita stessa - e il sole, la vita, non compaiono più se la donna che li rappresenta non si affaccia, non torna a far vivere l'uomo. E nella vita ciò accade più spesso di quanto si possa ritenere mentre siamo sicuri e protetti negli affetti, quando si possono avere. La canzone citata scatena negli ascoltatori, secondo la dinamicità delle proprie sinapsi, la sofferenza esistenziale più cruciale, quando vorremmo che qualcuno ci aprisse ancora la porta della vita alla fine dei nostri giorni e nessuno la apre perché non c’è nessuno che senta e ascolti la nostra preghiera, solo si apre la porta del più triste – pasoliniano – infinito che chiude quella della vita per sempre. Può sembrare strano, vista la violenza non dissociabile dalla personalità dei maschi, che la musica sia dominio incontrastato maschile, ma per creare arte, specialmente musica, occorre avere audacia, una forma di audacia e violenza non cruenta intrinseca alla più potente creatività, comunque e sempre audacia, energia psichica e i maschi possono averla, nella musica in particolare sia che si tratti di canzoni, opere liriche, sinfoniche e simili, in tutti i generi musicali.
Ancora una nota di tipo personale.

Rita Mascialino




Video: https://www.youtube.com/watch?v=4hrwL0b50Zo : Canzone “Brucia la terra” di Nino Rota e Giuseppe Rinaldi cantata poco prima della tragedia finale della vicenda.

Immagine: https://www.pinterest.es/pin/294845106837725932/ : Sofia Coppola, la figlia super stupenda e bravissima del regista, in una immagine del finale della III parte del film “Il padrino”, poco prima di morire come innocente essere sacrificale.

Immagine: https://www.pinterest.it/pin/243405554837019885/





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