Rita Mascialino, ‘Insieme falceremo il vento’: Poesie di Angioletta Masiero. Recensione.
La silloge poetica Insieme
falceremo il vento di Angioletta Masiero (2023: Prefazione di Gian Domenico
Mazzocato, Nota Introduttiva di Maria Braga: Illustrazioni di Massimo Beretta e
Silvana Malagoli) offre, come dalla didascalia ‘Storie in
versi di auto, piloti e pilotesse’, componimenti relativi a macchine da corsa
dei più famosi brand e a uomini e donne alla loro guida altrettanto famosi.
Accanto dunque all’eccitazione
per il più straordinario passaggio in macchina offerto da Angioletta Masiero, poetessa
dall’immaginario audace, si percepisce un’altra prospettiva di tono più sottile,
ma tenace, che dà l’ingresso in uno dei territori più connotativi della grande
poesia, quello relativo alla caducità della vita che assume molteplici forme e
significati secondo le varie visioni del mondo, anche secondo la particolarissima
visione del mondo della poetessa. I due poli entro cui si realizza la raccolta,
apparentemente opposti – uno riguardante la più intensa, rapida e ardita esperienza
dell’esistere, l’altro riguardante il ricordo nostalgico dell’esperienza
esistenziale troppo rapidamente trascorsa –, trovano una confluenza, come
andiamo a vedere.
Per recepire al meglio la
natura di tale confluenza è indispensabile analizzare lo speciale titolo della
raccolta, che offre un’immagine qualificante l’argomento o, più profondamente, il
messaggio espresso dalla poetessa.
Insieme falceremo il
vento riporta l’ultimo verso della poesia Ferrari F430
(27), di cui citiamo alcuni versi emblematici dell’atmosfera di tutta la silloge:
“Ti ho desiderata tanto,/
ti ho sognata, amata,/ cercata, ammirata./ Da bambino ti tenevo/ accanto al mio
lettino,/ ti guardavo, ti accarezzavo,/ la notte ti sognavo./(…) Tu sei il
sogno, sei la mitica F430./ La voglia di libertà,/ di sfrecciare su strade
d’aria,/ di sentire fra i capelli/ le mani del vento./(…) Mi appartieni./ Ti
appartengo./ Insieme falceremo il vento.//”
Il pilota assieme alla
sua amata, l’auto, falcerà il vento stesso, l’aria, superandoli nel suo
desiderio di velocità e di estrema libertà e correndo tanto rapidamente da avere
la sensazione di correre nell’aria e non più nella materialità dei percorsi – senza
con ciò considerare immonda la terra come diversamente Marinetti. Tornando
al verso in questione, il modo di dire che funge da base al falciare il
vento è il più comune tagliare l’aria, per la rapidità
nell’entusiasmo della corsa. Ma falciare il vento non coincide del tutto
con il tagliare l’aria – le parole, per quanto intese sinonimicamente, non sono
mai semanticamente uguali, ma solo simili se non talora anche molto diverse
secondo i diversi contesti. Tagliare si può con diversi strumenti, falciare si
può solo con la falce e questo strumento introduce un’azione e una semantica che
apre uno scenario diverso per qualche aspetto fondamentale dal tagliare. Di
base la spazialità intrinseca all’azione del falciare rimanda concretamente e usualmente
all’erba o al grano o ai raccolti che si falciano – o falciavano soprattutto in
altri tempi – e, nel senso traslato che su quello concreto si costruisce, si
riferisce alla più sinistra figura rappresentata con la falce con cui viene abbattuta
la vita degli individui, ossia il loro breve tempo concesso secondo miti di
antica origine. Angioletta Masiero attua un positivo e sorprendente rovesciamento
del simbolo della falce che non riguarda più il falciare le persone, bensì il
vento, ciò che, nel contesto, modifica anche il simbolismo del vento, dotandolo
del volto del tempo occhieggiante sotto quello della velocità. Vediamo
come il vento sia, tra le ulteriori numerose simbologie ad esso collegate, spesso
sentito dai poeti e nei miti come il tempo che fugge veloce, come una sua voce,
vento e tempo collegati a ricordare agli umani la caducità della vita. Ad
esempio, nel solitario Leopardi delle Rimembranze il vento reca dalla
torre del borgo lo scandire dell’ora facendosi voce del tempo che passa e della
transitorietà dell’esistere. Come variazione sul tema, nella lirica di Neruda El
viento en la isla, Il vento nell’isola, isola metafora della vita
sulla Terra, il tempo chiama il poeta con la voce del vento per portarlo
lontano, nell’ignoto, così che l’uomo chiede aiuto all’amore – alla donna amata
che lo rappresenta – per restare ancora, per avere una sosta prima di
ricominciare il solitario viaggio – anche l’ultimo viaggio. Nella poetessa
Masiero la sovrapposizione del vento al tempo avviene attraverso la
condivisione della velocità e dell’intangibilità: vento che corre veloce come
il tempo, vento che è intangibile come il tempo. La falce, nel suo senso
simbolico, falcia il vento in veste di tempo esistenziale, non la vita quindi,
bensì falcia il tempo limitato dell’esistere per dare spazio a un tempo
infinito. In altri termini, il falciare il vento, che nel contesto
assume, sul piano simbolico, anche la connotazione del tempo con cui condivide
la velocità e l’impalpabilità, indica l’abbattimento della fuggevolezza e rapidità
riservate all’esistere. Questo eccezionale abbattimento che rovescia l’azione simbolica della falce come accennato,
può avvenire nello slancio titanico del cuore della poetessa, in un
potentissimo eros di vita, di volontà di vita ad oltranza che vuole superare i confini
riservati all’umano. Alla confluenza sopra anticipata le due strade – l’intensa
interpretazione del vivere all’insegna della rapidità e la rapidità dello
scorrere del tempo esistenziale – si sovrappongono e imboccano l’unico percorso
che va oltre o vuole andare oltre la brevità della corsa dell’esistenza. Ribadendo
ancora, la simbolica falce abbatte e supera sia la corsa del rapido vento
superandolo, sia la corsa del rapido tempo esistenziale a vantaggio della possibile
continuazione della corsa nel percorso di un tempo infinito.
Venendo al su accennato
punto di vista connaturato alla donna, esso è espresso nella presenza dell’avverbio
insieme. Esso, all’inizio del sintagma, pone subito in primo piano l’altro
con cui si viaggia, rimarcando con ciò il suo significato: l’auto amata con cui
si corre, certo, ma anche e soprattutto, nell’indeterminatezza dell’espressione
linguistica che contraddistingue il titolo, anche una persona – ovviamente
amata anch’essa – con cui si vivrà in un’unione che falcerà il vento/tempo
esistenziale leopardianamente solitario, superandolo e abbattendolo, come,
ricordiamolo ancora, la presenza della simbolica falce poetica indica nel suo
utilizzo innovativo. Non si tratta per così dire di una eventuale hybris individuale
o solipsistica, più adatta all’espressione di una visione maschile, si tratta
di un impeto di vita che possiamo definire eroico al femminile, come se la
corsa verso l’unico percorso fosse pilotata da una donna non solitaria ma insieme
nell’amore più grande, questo è il messaggio più profondo che ci dà la
poetessa Angioletta Masiero nella meravigliosa e speciale corsa che mai si
interrompe – e che non termina nel letto celeste di Marinetti, celeste, ma
sempre letto adatto alla stasi, meno che mai alla rapidità che in esso al
contrario si interrompe. Diamo un esempio illustre per evidenziare la grande
differenza tra il sentire della donna Angioletta Masiero e quello di un uomo, il
poeta Ezra Pound: “What thou lovest well remains, the rest is dross”
(Canti Pisani, Canto LXXXI), Quel che ami davvero, rimane, il resto è scoria”
(Trad. di RM), versi immortali che tuttavia mancano dell’amore per l’umanità: ciò
che tu ami, non un essere vivente quindi, ma qualcosa – azioni e ambiti di
varia natura, situazioni e altro, mete da raggiungere –, qualcosa quindi che tu
in solipsistica solitudine maschile ami, resta, il resto è scoria. E il resto,
nel contesto, sono niente meno che le persone, escluse dall’utilizzazione del
pronome what che non si può riferire grammaticalmente alle persone, mentre
con l’avverbio insieme a introduzione dell’azione del falciare c’è la macchina,
sì, ma nel senso simbolico anche la persona amata, non solo, possono essere
anche più persone nel noi del titolo indeterminato, ossia comprendente
l’umanità intera guidata nel caso dalla donna nella corsa che può non
interrompersi in uno spazio senza confini, senza limiti. Angioletta Masiero fa
un vero capolavoro di rimbalzi concreti e simbolici nelle liriche di questa silloge sempre riferibili al doppio
binario in cui vengono a sovrapporsi l’oggetto e la persona, il senso concreto
e il senso simbolico, così che prevale un’unione tra gli esseri umani che si
realizza nell’incitamento a non interrompere la corsa e a superare la
solitudine, questo come è nella natura della donna che genera la vita e da
sempre accompagna la stessa con la speranza della continuazione nell’unico
percorso, sciogliendo il suo canto.
L’immagine nel titolo pervade
tutta la silloge, che si svolge, come è stato sottolineato, su due piani: uno
più di superficie, l’altro più profondo, dal titolo in poi. Ovunque, in tutte
le due parti – ‘Storie di auto’ e ‘Piloti e pilotesse’ – che compongono la raccolta
si respira l’aria della più appassionata nostalgia per la vita di tanti grandi
personaggi la maggioranza dei quali non è più, del più imbattibile amore per la
vita in sé, ossia si trovano sparsi ovunque versi di pura creatività poetica
poggianti su una visione dell’esistenza che va al di là delle concrete e
luccicanti macchine da corsa per quanto belle esse siano. Ed è la pilotessa
Angioletta Masiero, la donna, a condurre insieme oltre il tempo con il suo
amore che non si arresta nei piccoli spazi terreni, ma che si espande nel mistico
viaggio nell’infinito.
Così, analizzando la
complessa semantica espressa nella silloge Insieme falceremo il vento della
poetessa Angioletta Masiero. Una silloge che si spende, nel profondo,
all’insegna di una corsa che al bivio citato si fa coraggiosa e più intensa
volontà di abbattere lo speciale vento, di falciarlo in un anelito di vita e di speranza invincibili.
Moltissimo ci sarebbe
ancora da dire, ma ci vorrebbe allora uno spazio maggiore di quello a
disposizione di una Recensione.
Prima di concludere seguono
alcune tra le tante citazioni possibili dalle belle e profonde liriche al
proposito:
“(…) Adesso che dentro sento/
tutti gli inverni del tempo/ e ho dimenticato/ i profumi delle primavere/ si
smorza la mia voce/ un poco ogni sera./ Il mio pensiero è scia di polvere/
lasciata sulla strada delle ore./ Tempeste gelate mi hanno raffreddato il
sangue/ e mi accorgo/ di aver perso quella luce/ che mi rideva negli occhi./
Non ci saranno altri raduni, mai più
quel suono/ di clacson e motori/ a riscaldarmi il cuore./ (…)” (Me le porto
nel cuore: 26)
“(…) Eri polvere di
stelle, Rudy,/ polvere di un tempo ormai passato./ Non contano più gli anni,/
né i giorni lontani./ Sei dentro un nuovo tempo./ Sei nel battito dell’universo/
(…)” (Rodolfo Valentino e la sua Isotta Fraschini: 32)
“(…) Per anni e anni
Antonietta Avanzo continuò/ a scrivere nel vento/ le sue passioni ardenti, le
sue sfide./ Se ne andò a ottantotto anni./ Ma quando l’alito della notte/
sfiora la luna bianca/ sembra di udire nell’aria/ il pulsare antico del suo
coraggio/ che non ha tempo né fine/ (…) (La baronessa volante: 65)
“(…) Ora sei nel vento
che piega le betulle,/ nel dirupo coperto di ginestre,/ sei nel sole
sbriciolato/ sugli alberi del bosco/ e nel vasto fluire della luce/
nell’obliquo pennello del tramonto (…) (La leggenda di Jim Clark: 110)
Qui termina questa
Recensione di Insieme falceremo il vento come messaggio potente
d’amore, di vita da vivere intensamente inviato all’umanità dalla donna e poetessa
Angioletta Masiero che nelle sue liriche spezza la sua lancia tale da abbattere
il tempo limitato della vita terrena per aprire l’infinito orizzonte alla
speranza della continuazione della corsa insieme all’altro, agli altri.
Rita Mascialino
Angioletta Masiero
(Rovigo) è scrittrice e poetessa pluripremiata, giornalista premiata nel 2014 dall’Ordine
dei Giornalisti del Veneto con Medaglia d’Argento per i trentacinque anni di
giornalismo continuativo e di spessore su importanti Testate del Veneto,
ricercatrice in ambito culturale relativamente a personaggi del Polesine,
inserita nell’Accademia dei Concordi e del Soroptimist di Rovigo “Donne
Polesane Letterate Illustri dal 500 ai giorni nostri”, Presidente da 26 anni
della storica Sezione Provinciale di Rovigo per l’UILDM (Unione Italiana Lotta alla
Distrofia Muscolare), Referente Provinciale Theleton per le Malattie Genetiche Rare e tanto altro.
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