Rita Mascialino, "Sulla 'subcultura otaku' e il rifacimento in Osamu Tezuka di 'Metropolis' di Fritz Lang: riflessioni."
A proposito del manga del 1949 del giapponese Osamu Tezuka (1928-1989) adattato in lungometraggio uscito nel 2001, non sono pochi coloro che ritengono che attraverso i rifacimenti in senso volgarizzante e all'apparenza semplificante, almeno si facciano conoscere opere di difficile comprensione che altrimenti rimarrebbero precluse a parte non piccola di umanità. In realtà la cultura otaku - non ci interessa qui di che tipo di fruitore essa possa disporre in Giappone - non rientra propriamente nel volgarizzamento di alcunché. In ogni caso, qualora ingenerasse l'opinione di essere un volgarizzamento di qualche opera cinematografica o letteraria del passato o più recente, allora rappresenterebbe, caso mai, un peggiorativo particolarmente del concetto della divulgazione negli ambiti citati. Relativamente alle opere letterarie ad esempio il volgarizzamento cancella in più o meno ampia misura o anche del tutto l'arte espressa nell'opera originale e sostituisce la personalità dell'autore e per così dire dell'opera con quella del volgarizzatore e del volgarizzamento, per cui credo che non solo non abbia molto senso culturalmente parlando, ma possa essere di danno a opera e autore. Nel caso di Metropolis rielaborato da Tezuka più esatto sarebbe dire che con tale anime si fa conoscere il titolo del film di Fritz Lang, non affatto il film, ciò con gli equivoci piuttosto spiacevoli per Lang e il suo film in coloro che non conoscessero l'originale.
Nell'immagine: la copertina relativa al DVD del manga di Osamu Tezuka (1949) riferito al film muto 'Metropolis' (1927) di Fritz Lang (Austria 1890-U.S.A. 1976)
L'anime in questione è forse interessante se valutato in sé in seno a quella che è definita dagli storici dell'ambito la subcultura otaku, subcultura in duplice significato: come branca del maggiore insieme dei fumetti e anche con sfumatura spregiativa suggerita dalla preposizione sub, sotto appunto, inferiore. La cosa sicura è che non ha niente a che vedere con il film di Fritz Lang tranne che in qualche dettaglio che nel diverso contesto diventa comunque esso stesso diverso. Certo, ci sono alcuni dettagli presi dall'originale Metropolis, ma appunto: solo dettagli, i rapporti tra i personaggi sono diversi, i personaggi pure. Qualche bella immagine, tipo i fuochi artificiali, che può attrarre qualcuno come in qualsiasi storia visiva, tanta confusione, in ogni caso sotto l'immagine niente, per parafrasare con variante il romanzo di Parma e il film di Vanzina.
Vorrei soffermarmi, brevemente riflettendo, su un tratto piuttosto inquietante dei manga e delle anime: essi offrono in modo particolarmente evidente la frammentazione logica, ossia la perdita di una sintesi panoramica a vantaggio del particolare, del dettaglio separato dall'insieme. Così, come nei videogiochi che si esprimono a pezzi isolati in sé. In tal modo si abitua il cervello a lavorare - nel migliore dei casi - tecnologicamente, sul dettaglio e soprattutto si abitua no gli umani a non capir niente, a capire poco, a non avere interesse per la comprensione in generale. Abitudini a non vedere più in là del proprio naso? Forse, comunque c'è il rischio, una volta che il cervello abbia programmato, inconsciamente, le abitudini mentali dalla fanciullezza in poi, è difficile estirparle. L'occhio tecnologico con la sua vista spezzettata e a comparti stagni è utile alla società tecnologica, ma potrebbe essere meno utile all'individuo: tecnologico potrebbe valer imbarbarito, limitato, funzionale alla tecnologia, non alla personalità dell'uomo, alla sua vita, un uomo che può diventare e pare che diventi con il cervello sempre più frammentato. Anche in medicina, ad esempio, manca ormai ovunque la figura dell'internista che aveva e sapeva avere lo sguardo di analisi e di sintesi per le diagnosi e le terapie. Si vede ogni giorno che ci sono soprattutto specializzazioni sempre più delimitate e separate dal tutto, ossia forse si capisce sempre meno in ambito generale della comprensione profonda della patologia e delle sue cause, nonché del malato. Certo, la tecnologia è al primo posto in un a società moderna, ma non dovrebbe andare a spese della visone panoramica, mentre pare che ci vada e anche a grandi passi.
Così, per esprimere qualche opinione sulle abitudini mentali a monte degli anime e dei videogiochi, abitudini che hanno catturato la fantasia dei giovani, buca in cui cadono anche, ormai, i meno giovani e spesso i vecchi.
Rita Mascialino
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