giovedì 10 giugno 2021

 Rita Mascialino, Marino Salvador e il doppio Leitmotiv del buco nero

Marino Salvador (Udine) è artista poliedrico non solo per le numerose tecniche che ha sperimentato e sempre sperimenta perfezionando varie modalità di espressione onde adattarle ad esprimere il più fedelmente possibile quanto la sua mente gli suggerisce esteticamente così manifestando il messaggio insito nella sua creatività artistica – allo scopo costruisce da sé anche diversi suoi strumenti tecnici. Marino Salvador è artista poliedrico anche e soprattutto per i suoi importanti Leitmotive e le numerose variazioni sui temi fondamentali ad essi connesse, ad esempio accanto al tema specificamente culturale della rivisitazione e attualizzazione della pop art, quello relativo a una visione della vita percepita in fini dettagli, come è il Leitmotiv di fondo che sta alla base della sua Weltanschauung che si esprime nel frastagliamento di mille forme geometriche  che si intersecano e si sovrappongono creando mondi che sono una festa della vita  nei più accesi colori.

Strettamente collegato a tale centro propulsore dell’arte di Salvador  e ad esso sta un ulteriore rilevante Leitmotiv individuabile nella speciale immagine del cosmico buco nero come voragine da cui esplodono e in cui rientrano le forme e i colori, la vita, l’arte, l’universo intero, come raffigurato specificamente e tra l’altro nella tela Nuclear Fireworks, Fuochi d’artificio nucleari (Mascialino 2020) e come esplicitamente anche nella presente tela Black Hole, Buco Nero, di cui segue l’analisi semantica ed estetica.



Ci occupiamo del significato dei simboli più rilevanti, estratto attraverso un’attenta analisi oggettiva di quanto sta nel testo dell’opera.

A sinistra dell’immagine sta una matita nella forma di un grande razzo capovolto, non in partenza, ma in arrivo, ombreggiato di giallo, cromia consueta, di uso comune per la luce del sole, come avesse appena disegnato il triangolo giallo comprensivo di angoli e curve, di resistenza e di flessibilità, espresso con una metafora forse un po’ azzardata: di maschile e femminile insieme in bella collaborazione, dove il maschile pare racchiudere il femminile proteggendolo – anche forse  chiudendolo in sé, si potrebbe pensare, ciò che non risulterebbe propriamente esatto vista la bella convivenza delle diverse forme angolate e sinuose. Dalla luce dunque uscita dalla black hole si è strutturato un razzo come matita, strumento di scrittura e per eccellenza artistico in quanto ha disegnato forme quali strumenti per il disegno, ma anche godibili in sé come forme estetiche. Il fatto che si tratti di un razzo capovolto che proviene dalla voragine nera implica anche il collegamento con l’Universo – il razzo per definizione viene lanciato appunto nel cosmo, in una metafora per l’arte che la pone come linguaggio dell’Universo stesso.  

A conferma dell’interpretazione testé esposta, a destra dell’immagine, tra le ulteriori presenze di mondi e di forme, spicca una stella di luce di colore giallo come l’ombreggiatura del razzo-matita.

Il buco nero o metafora dei percorsi inconsci del cervello è un Leitmotiv onnipresente nella mente umana, quindi nella semiotica e semantica umana da tempi remoti: il Leitmotiv della vita ossimoricamente rappresentato dal grande spavento della morte, tema che emerge con grande evidenza nell’artista che lo esorcizza catarticamente ammantandolo di bellezza, di estetica, con ciò conciliando l’uomo con il suo destino (Mascialino 2000 e segg).

Molto interessante è la dinamica spaziale tra il buco nero e i colori attorno ad esso. Alcune forme sono chiaramente in uscita, ossia per la vita, altre sembrano in ingresso o, più esattamente, in ritorno dentro il buio, dove vanno a sparire dopo il gioco meraviglioso con i colori concessi per un tempo limitato, un rientro sommesso, una caduta obbligata che si riferisce in questo caso non alla fine dei tempi in un rientro definitivo della vita nella non vita, ma alla fine di ogni tempo umano, alla fine dei giochi con la bellezza della vita. E davvero stupenda è la fantasmagoria di forme colorate che si affastellano attorno all’oscurità, in una opposizione estetica di grande eleganza, un’eleganza che rende bello il pur non lietissimo Leitmotiv intrinseco all’esistere.

Così in questa stupenda quanto profonda opera di Marino Salvador, Black Hole.

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                                                                                                       Rita Mascialino

 

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