martedì 27 aprile 2021


Sedi delle Celebrazioni del PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA®
Fondatrice e Presidente Rita Mascialino




 Salone dei Ricevimenti,  Palazzo Kechler,  Udine UD Italia
Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® IX Ed., 2019.



 Salone dei Ricevimenti, Palazzo Kechler, Udine UD Italia
 Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® VIII Ed., 2018.




Sala Margherita, Là di Moret, Udine UD Italia
 Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® VII Ed., 2017.



Sala Capitolare della Carità di San Francesco Grande, Padova PD Italia, 
Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® VI Ed., 2016.



Teatro del Kulturni Center Lojse Bratu

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Gorizia GO Italia, 
Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® V Ed., 2015.



Teatro del Kulturni Center Lojse Bratu

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Gorizia GO Italia, 
Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® IV Ed., 2014.




Teatro del Kulturni Center Lojse Bratu

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Gorizia GO Italia, 
Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® III Ed., 2013.
La Fondatrice e Presidente Rita Mascialino



Palazzo Coronini Cronberg, Gorizia GO, Italia
Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® II Ed., 2012.




Palazzo Coronini Cronberg, Gorizia GO, Italia
Celebrazione del Premio Franz Kafka Italia ® I Ed., 2011.

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Rassegna Fotografica Online
PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA Italia ®
Ed. 2020 Udine UD Italia

Studio Fotografico 'Valentina Venier', Udine UD Italia


Rassegne da aggiornarsi secondo le annate a venire


 







































giovedì 22 aprile 2021

Rita Mascialino, "Sul doppio volto della sessualità in 'Eyes Wide Shut' di Stanley Kubrick"

All’analisi del complesso e molto interessante film Eyes Wide Shut (1999) di Stanley Kubrick («Lunigiana Dantesca», n. 169, gennaio 2021) aggiungo qui alcune riflessioni personali sul doppio volto che la sessualità ottiene per come è rappresentata nel film e nel testo letterario di riferimento Traumnovelle di Arthur Schnitzler, con effetto più potente nel film rispetto all’opera letteraria sia grazie a un’arte cinematografica straordinaria e in ogni caso più efficace di quella letteraria nel raggiungimento di un più vasto pubblico, sia grazie anche ad un ambito concettuale ancora più approfondito in Kubrick rispetto a quello intrinseco al citato racconto lungo. Ribadendo: non si tratta di un’aggiunta all’analisi critica del film, ma di riflessioni del tutto personali stimolate comunque dall’analisi del film.

Iniziando con le riflessioni in ordine sparso, vediamo come, prima di avere il sogno di cui più oltre, Alice, moglie di Bill o William Harford, racconti al marito i suoi desideri a sfondo sessuale, del tutto consci, per un altro uomo, desideri per la realizzazione dei quali essa, se l’uomo in questione l’avesse voluta anche solo per una notte, avrebbe abbandonato marito, figlia piccola e progetti per la vita. In questa rivelazione, fatta soprattutto per dimostrare come anche le donne avessero una sessualità pari a quella dell’uomo se non anche più trasgressiva, la sessualità si presenta con qualche tratto distruttivo di modalità esistenziali importanti e positive: affetti, figli, mete costruttive, tutto viene azzerato o messo in pericolo da un desiderio sessuale che rappresenta un deragliamento fuori dai binari. In questo primo e appena accennato affacciarsi del doppio volto della sessualità si intravede comunque come una più libera sessualità possa essere di per sé potenziale agente di disgregazione della vita. Anche Marion, la figlia di un paziente del medico William Harford, fidanzata e prossima moglie di un professore accademico di matematica, manderebbe tutto all’aria per l’eccitazione che nutre nei confronti di Bill il quale tuttavia rifiuta di fatto l’offerta potenzialmente disgregatrice della propria famiglia e di quella futura di Marion. Per altro si tratta di due donne che, contrariamente al modello tradizionale femminile di fedeltà al marito e salvaguardia dell’unione familiare, sono disponibili similmente all’uomo a tradire e anche più disposte dello stesso a cedimenti più gravi, tali da distruggere la cellula sociale più importante: la famiglia, con il dovere dell’educazione dei figli. Che la cellula familiare non sia sempre la risoluzione di ogni problema relativo ad affetti e sessualità, non toglie nulla alle caratteristiche intrinseche alla positività della costituzione del gruppo familiare, sarebbe altrimenti come dire che da possibili errori dei medici ospedalieri e conseguente morte di qualche malcapitato paziente si dovessero considerare negativi in sé gli ospedali e si pensasse magari di eliminarli.

Passando ora alle fantasie oniriche di Alice relative alla sessualità, esse sono di natura che il bon ton borghese definirebbe del tutto oscene, peggiori del desiderio erotico per l’uomo di cui sopra. Dopo la provocatoria rivelazione del suo sconvolgente desiderio per l’uomo visto in albergo durante una vacanza essa sogna di avere relazioni sessuali con il medesimo uomo, ciò che di per sé ribadisce la possibilità di un distacco della sessualità dal suo aggancio affettivo e sociale anche nella donna. A tale trasgressione sussegue, sempre nel sogno, una trasgressione ancora più sganciata dall’affettività e dagli obblighi sociali: Alice si trova completamente nuda e coinvolta in rapporti sessuali con tanti altri uomini sconosciuti davanti a tutti, come le bestie, senza vergognarsene, anzi ridendo del marito che intanto è riuscito a trovare i vestiti che avevano entrambi perduti, ossia i controlli agiti dalla consapevolezza e dalla dignità della relazione personale e familiare, vestiti che ha già indossato e che le sta riportando.

L’abbandono all’eccitazione sessuale fuori dal dovere della fedeltà coniugale, apre dunque la porta ad ulteriori rapporti sessuali con numerosissimi uomini, ossia apre la porta alla possibile rovina totale della vita, nella fattispecie da parte della donna, e di conseguenza all’annientamento di qualsiasi impegno familiare, nonché esistenziale e di fatto sarebbe difficile educare i figli e realizzare scopi interessanti di vita entro la cornice offerta da una visione del mondo tanto istintuale come appena citato. Soprattutto l’incontenibile risata di Ali-ce nel sogno verso il marito che le porta i vestiti identifica un atteggiamento mentale privo ormai di ogni freno razionale, privo di ogni scrupolo e senso del dovere – da ribadire che è l’uomo che riprende il controllo di sé e aiuterebbe la donna a rientrare nei ranghi. Di fatto la risata fuori luogo riferita al marito che ha cercato e trovato i vestiti di entrambi, ossia la perduta fortificazione e difesa dai rischi imputabili alla dissoluzione dei citati limiti, indica che Alice, la donna nella fattispecie, ha perso, nei suoi desideri inconsci emersi nel sogno, la capacità di discernere ciò che è dignitoso da ciò non lo è nell’esistenza. Si sa per altro come il senso della dignità sia per l’individuo un forte aiuto o forse anche il più forte aiuto a rimanere nei binari del positivo in generale – la dignità ha referenti che si estrinsecano in vari ambiti comportamentali che, pur diversi, sempre restano appunto entro il maggiore insieme della dignità. Alice, nel sogno, oltrepassa il limite a causa di una sessualità incontrollata e degenera come persona, giudizio di Kubrick che qui riflettendo si condivide: non pare che Alice acquisti qualcosa di positivo in più con relazioni sessuali indiscriminate con tutti, anzi ride da stolta della moralità del marito come se la cosa più importante fossero le relazioni incontrollate e agite a livello istintuale in una retrocessione alla vita animalesca che la civiltà ha superato con grande sforzo almeno in parte. Dopo il sogno in cui Alice ride e ride sguaiatamente fornicando in mezzo a tutti e con tutti avendo perso il ben dell’intelletto, essa è tuttavia stravolta, non ride più: l’uscita dallo sprofondamento totale nell’inconscio più arcaico, uscita stimolata dal marito che la sveglia da quel-lo che ritiene essere un incubo, ha fatto immediatamente intuire alla moglie i rischi legati ad una tale sessualità all’apparenza tanto lieta e gioiosa perché libera da obblighi e divieti ed essa è spaventata e angosciata, ha paura di un sé tanto staccato dalla sicurezza data dall’affettività e si aggrappa al marito ritornando nei più sicuri ruoli sociali garanti di decoro e di protezione dalle degenerazioni legate a una sessualità libera da qualsiasi impegno, da qualsiasi limitazione.

Ora, ritenere che le caratteristiche di base inerenti ad una tale libera sessualità possano rimanere chiuse entro la sfera sessuale come è nella consueta considerazione e non invadano invece la personalità a vario livello di estensione, non corrisponde né alla verità del messaggio del film, né ad una riflessione sul tema priva di pregiudizi o di giudizi di comodo.

Vediamo con qualche dettaglio come possa avvenire la citata estensione. La sessualità è parte fondamentale della sfera istintuale, è parte primaria dell’istintualità più originaria e animalesca, si tratta, accanto all’istinto di sopravvivenza, dell’istinto specifico per la perpetuazione della specie, perciò fortissimo. Nel passaggio degli umani dalla vita più animalesca a quella più civile l’istinto sessuale viene incanalato in varie forme finalizzate ad evitare la sua libertà di realizzazione, ossia ottiene dei limiti non solo forniti dagli ambiti religiosi, ma anche dettati da quelli legali, ad esempio con la presenza dell’istituto del matrimonio che impone la fedeltà coniugale nella formazione della famiglia onde ottenere ordine nella società, con la persecuzione dello stupro e simili. La sessualità che viene conculcata dalle leggi e dalle varie tradizioni nel processo di civilizzazione della specie umana è in primo luogo – a parte la colpevolizzazione della donna in tutte le società dovuta al dominio maschile – quella agita dai maschi che sono rispetto alle femmine i più pericolosi membri della società – non è interessante in queste riflessioni vedere se la limitazione di tale istintualità avvenga in misura sufficiente o meno. Le donne – vogliano perdonare la riflessione sui dati di fatto – sono strumento di tale istintualità maschile.

Dunque con la citata sensazione di potenza si ha un incremento della sicurezza di sé da parte dell’uomo, ciò che può portare l’individuo, in diversa misura, a ritenere erroneamente di poter superare qualsiasi limite, di poter fare qualsiasi cosa perché in  grado di poterlo fare, ciò in una forma di superomismo irrealistico. Certo tale meccanismo relativo alla potenza maschile non è solo negativo, anzi è ad esempio al centro della capacità maschile di avere del coraggio come non lo possono avere le femmine nella stessa misura e modalità essendo esse per eccellenza preposte all’accoglimento, senza qui entrare in dettaglio. Quando tuttavia tale meccanismo relativo alla potenza maschile è lasciato appunto libero da qualsiasi regola contenitiva, ecco che la sessualità può emergere nella sua istintualità più arcaica e originaria, una istintualità animale priva ovviamente di qualsiasi scrupolo e canone morale. Questa mancanza o carenza di principi morali nella sessualità più istintuale si può diffondere invadendo il territorio della moralità in generale: allentati i freni morali o disinseriti nella sessualità più libera, tale messa in secondo piano degli stessi può realizzarsi in altri ambiti di azione attraverso la formazione di col-legamenti associativi ad altri comportamenti che necessitino dell’intervento dei principi morali, ciò provocando appunto per così dire una disinstallazione o un allentamento dei principi morali stessi.

Venendo ancora ad Alice, di che cosa dunque in particolare essa ha paura al risveglio dal suo sogno? Di essere o di diventare una prostituta? Di essere strumento dei maschi ed esserne anche felice perdendo il senso della dignità come persona? Non soltanto, la paura, lo spavento tanto grande non si collegano solo a tale eventuale già grave conseguenza, bensì si riferiscono all’intuizione sotterranea di Alice: il suo inconscio più arcaico, stimolato all’emersione dal desiderio di novità e libertà sessuale, di trasgressione, ha fatto percepire più intensamente, sebbene ancora non del tutto chiaramente, il doppio e spaventoso volto della sessualità come istintualità animalesca non controllata, un volto che non sta generalmente in primo piano dato il controllo esercitato dagli obblighi e dai divieti imposti dalla legge, dalla consuetudine sociale. Alice, attratta da una sessualità istintualmente fuori dalla routine coniugale, ha pescato nel suo inconscio più profondo, dove è diventata strumento a tutti gli effetti della potenza maschile, per usare una metafora mitologica consona ai giochi sessuali incontrollati con l’inconscio più oscuro e come nell’analisi del film sopra citata: Alice è entrata all’inizio del Labirinto al fondo del quale l’avrebbe attesa il Minotauro, un uomo con la testa del toro, animale simbolo principe della po-tenza sessuale maschile, che divora in senso concreto e metaforico i giovanetti, labirinto da cui, una volta entrati, non si riesce in linea di massima più a uscire. Alice non ne è entrata propriamente tranne che con pochi passi e può ancora evitare di inoltrarsi non mettendo in pratica le stimolazioni avute dal pericoloso e sinistro doppio volto della sessualità che si è fatto percepire nel sogno seppure ancora non del tutto, volto che sta dietro il più affidabile volto di una erotico-affettiva relazione coniugale priva dell’eccitazione del nuovo, del non conosciuto, ma più rassicurante, più confacente all’equilibro della personalità. In altri termini: Alice si salva non divenendo dipendente dalle fantasie sessuali da sveglia e da dormiente, dalle cui conseguenze concrete e psicologiche appunto il più sano spavento la tiene lontana e di fatto decide di non voler più approfondire per il futuro tali fantasie.

Ma qual è la conseguenza più di-struttiva di tutte cui può condurre il volto nascosto e più profondo intrinseco alla sessualità libera e incontrollata e alla sensazione di potenza che essa suscita nei maschi? Tale volto riguarda, come accennato, la sovrapposizione della mancanza di scrupoli morali presente nella sfera dell’istintualità sessuale incontrollata in special modo maschile ai comportamenti regolati attraverso l’intervento morale e si sposa allora potenzialmente con azioni al di là di leggi e costumi, di principi appunto morali, anche con l’omicidio stesso. Certo questo non accade in modo deterministico, tuttavia accade, come emerge in pieno dalla visione del mondo espressa in Eyes Wide Shut alla cui analisi si rimanda e a cui qui si è aggiunta qualche riflessione. La sessualità priva dell’ancoraggio agli affetti, dell’unione con gli affetti, fa sentire l’individuo, specialmente maschio, capace di fare qualsiasi cosa, lo rende in grado, se non sa gestire i controlli dovuti relativamente alla sensazione di potenza, di affrontare qualsiasi azione senza scrupoli morali come non ce ne sono propriamente nelle sfere istintuali più animalesche, più arcaiche, meno civili. Bill crede di non avere paura di sperimentare tale sessualità durante l’orgia e vorrebbe avere un rapporto con la prostituta che assieme alla maschera maschile della bautta lo attira nella trappola e dalla quale Mandy Curran lo salva. Vorrebbe quindi avere la relazione con questa, ma già solo per doversi svestire come gli ordina il sapiente sacerdote-mago, ossia quando dovrebbe porsi in contatto con tale sessualità scatenata e fuori da ogni senso di ritegno e di dignità, è vicino al crollo e non si sveste, rischiando di farsi svestire dal gruppo di scellerati al comando del sacerdote e non sa più che cosa fare, ciò, come già sottolineato nell’analisi del film, in una magnifica interpretazione di Tom Cruise che evidenzia la lontananza di Bill dal volto nascosto della sessualità, il quale lo ha attirato, ma che lo spaventa indicibilmente proprio per l’intuizione conscia e soprattutto inconscia del rischio ad essa connesso, il rischio di oltrepassare i limiti di un esistere civile e costruttivo, di precipitare in ogni tipo di abisso cui tale doppio volto intrinseco alla sessualità più istintuale ha spalancato le porte.

Quanto alla sessualità su cui si incentra per così dire il rito officiato dal sacerdote-mago, si evidenzia come tutti i partecipanti siano mascherati, in apparenza solo per non farsi riconoscere, in realtà anche per assumere le più varie deformazioni espressive, come mostrano le maschere maschili. Molte di queste interpretano orrendamente le smorfie che si possono dare durante la sensibilità erotica, durante  gli orgasmi vissuti nella bruttura, privi del più dolce e umano controllo affettivo. Ma c’è di più: tra queste maschere c’è la sopra citata spaventosa bautta del Settecento veneziano con il volto bianco, all’apparenza osseo, immagine molto diretta della personificazione della morte nell’immaginario degli umani, maschera che saluta dall’alto Bill, come a mostrare di averlo sotto il controllo del suo occhio seminascosto. Si vede quindi come tra le maschere nell’orgia sessuale stia anche un simbolo molto esplicito della morte – ve ne sono anche altre di bautte, con il volto dorato o bronzeo, ma solo quella che saluta sinistramente Bill ha il volto bianco della morte e alla quale Bill risponde quasi come ad iniziarsi. E di fatto all’orgia partecipano persone che hanno dimestichezza con la morte non avendo paura di uccidere, persone che come hanno superato qualsiasi controllo estetico, affettivo e sociale nella sessualità – nella copula soprattutto i maschi hanno perso ogni senso di pudore, di vergogna – mostrano la smorfia del brutto lato della sessualità e, grazie ad aver oltrepassato il limite posto al sesso dai controlli affettivi e sociali sono ormai pronti a tutto senza farsene un problema, anche ad uccidere come di fatto avviene nel film e come afferma fugacemente e con nonchalance Ziegler stesso mentre parla con Bill nella sala giochi di casa sua. Il terribile doppio volto della sessualità si mostra nel film nel suo aspetto più sinistro, quello che porta al superamento del limite non solo in ambito erotico, ma di conseguenza anche in ogni campo più perverso e malvagio portando il senso di potenza all’estremo, fino all’omicidio perpetrato con facilità, come l’apparire della bautta simboleggia quale immagine del-la morte, presente ufficialmente e di diritto nell’orgia come suo membro, come componente della sessualità sfrenata e del delirio di potenza che da essa può derivare, tale da decidere a piacimento la vita e la morte degli individui. Alla fine del film Alice, ormai del tutto rinsavita, dice al marito – senza ridere e neppure sorridere – non di essere eccitata per lui, ma di volergli molto bene e che devono scopare quanto prima, questo in un rapporto rientrato entro i sicuri steccati dati dall’affetto reciproco, dalla moralità, dal volto buono e costruttivo della sessualità che funge come da cancello poderoso che tiene rinchiusa la per così dire nietzschiana bestia feroce priva di morale, che si scatena qualora si apra imprudente-mente il cancello – cancello che è anche presente nel film concretamente e come metafora della porta che separa il mondo dell’orgia dal mondo della civile convivenza. Bill non può più entrare nel castello, è vero che glielo impediscono coloro che hanno partecipato al rito, ma è anche vero che Bill non fa nulla per rientrare, per oltrepassare di nuovo il cancello o volto sinistro della sessualità dell’orgia, solo vorrebbe la sua maschera non per tenerla, ma per restituirla al Rainbow Fashion, maschera che non richiede neanche lasciandola nelle mani della setta come qualcosa che comunque non gli appartiene. La ritroverà sul letto matrimoniale di casa sua accanto ad Alice che dorme tranquilla, maschera che sta a ricordargli la possibilità e il pericolo di essere nuovamente indossata, un pericolo sempre a portata di mano – è anche troppo facile rimettersela –, un pericolo che viene tenuto lontano dalla moglie che non si accorge della possibile presenza della maschera e che lo accoglie con la sua comprensione, con il suo affetto di compagna. Che la maschera segua Bill guardandolo con i suoi occhi bui e non sia vista da Alice, che assuma profili inquietanti, fa legittimamente ritenere che sia il terrore di Bill a fargliela vedere, il suo terrore di poter o dover indossare di nuovo il volto nascosto della sessualità, ben diverso da quello che funge da barriera all’altra faccia appunto, sempre in agguato. Il fatto che, sul piano concreto e metaforico, la maschera possa restare nelle mani della setta, è quanto compete alla setta, lì essa ha il suo posto, non nella casa di Alice e William – così sempre riflettendo sulla semantica del film.

Ancora qualche riflessione sul doppio volto della sessualità. Il membro della setta Victor Ziegler, colui che secondo il suo nome vince sempre in qualsiasi modo, lecito o illecito e violento, presente all’orgia, ha nel suo gabinetto-bagno-garçonnière un quadro che ritrae una donna gravida nuda e dal ventre deformato in mostra, una donna non lieta della gravidanza, abbandonata in un divano o letto, donna che Ziegler vede ogni volta che va in bagno, non potendo più fare a meno di una pornografia onnipresente, crudele e fuori da ogni estetica, da ogni buona disposizione verso la donna, una pornografia dove la donna è brutalmente sottomessa all’uomo come strumento. Ziegler è incapace di uscire dalla pornografia che è staccata per eccellenza da ogni sentimento buono ed è capace di uccidere o di fare o lasciare uccidere senza avere il più piccolo scrupolo, qualsiasi pentimento, per lui le donne, come persone più deboli, sono solo strumenti di piacere usa e getta, ossia che possono essere buttati via e soppressi quando si voglia. La sensazione della potenza sessuale ha fatto di Ziegler un uomo senza scrupoli. Ziegler sa che Mandy Curran è stata uccisa con una overdose di droga: l’ha fatta accompagnare a casa perché muoia a casa, fuori dal castello, senza implicazione per la setta che, ricordiamolo, venera la dea Ishtar della sessualità e della guerra. Allorché la Curran si sente male per overdose nel gabinetto di Ziegler, questi, dopo che Bill l’ha salvata, vorrebbe mandarla a casa subito da sola, al che Bill dice che sia meglio tenerla a riposare un’oretta e poi farla accompagnare, ciò che Ziegler accetta malvolentieri.

Quando durante l’orgia la donna decide di riscattare Bill, ossia di sacrificarsi in suo luogo, grata per essere stata trattata bene da Bill e non lietissima della sua esistenza cui rinuncia senza pensarci due volte – comunque questo anche come effetto collaterale della sessualità sfrenata che cambia in negativo i valori dell’individuo verso la vita sempre per il superamento dei limiti comunque avvenga –, Ziegler la fa accompagnare a casa di sua volontà o con volontà di tutto il gruppo, ovviamente del sacerdote-mago che comanda il gruppo. Come mai questa premura quando nel suo bagno la voleva fare andare a casa da sola? Per averla già destinata alla morte facendole assumere una overdose di eroina e cocaina preparata dal medico della peste che l’ha presa in consegna subito dopo che essa ha riscattato Bill. Tutte persone, quelle dell’orgia, che non si tirano indietro di fronte all’omicidio cui esse sono sempre disponibili, senza freni morali di nessun tipo, non quindi senza freni solo nell’ambito della sessualità ma, grazie a tale mancanza di freni in uno degli istinti più forti dell’uomo, in grado di realizzare qualsiasi azione di fronte alla quale le persone per così dire normali indietreggiano. Ancora un dettaglio: la moglie di Ziegler parrebbe non sapere niente della doppia vita del marito e in questo forse sta la sua incolumità – se ne sapesse qualcosa forse sarebbe uccisa come sarebbe stato ucciso Bill se non si fosse sacrificata Mandy in sua vece. Anche il pianista non viene ucciso pur avendo tradito il segreto che doveva mantenere, ma Nightingale ha sempre tenuto la benda agli occhi, non ha mai visto niente all’interno dell’orgia e durante il suo svolgimento, almeno niente di compromettente e può quindi essere risparmiato per il momento, in caso contrario, si può ipotizzare, avrebbe fatto la fine della Curran. Comunque è licenziato e rimandato in aereo a casa sua, né può più avere accesso alla sua posta in albergo, insomma è controllato dagli uomini della setta che, se trovassero qualcosa di rischioso per loro in Nightingale, non retrocederebbero di fronte al suo assassinio, come si può ipotizzare sulla base del loro comportamento con la Curran.

In Eyes Wide Shut Kubrick mostra ciò cui può condurre la sessualità libera di mostrare il suo volto più sconvolgente e pericoloso imperniato sulla sensazione di potenza sprigionata dal meccanismo proprio della sessualità maschile, della pornografia stessa – vedi il tipo di sessualità nell’orgia, ma anche nell’immaginazione onirica di Alice. Dal film si apprende come anche le fantasie oscene che emergono durante i sogni siano pericolose quanto quelle reali, concrete, ma anche come ci sia il modo di tenerle a debita distanza con il senso di una razionale valutazione morale, ossia non volendole sperimentare, non volendo oltrepassare il cancello, così da non cadere nel loro labirinto dal quale, una volta intrappolati, è spesso difficile se non impossibile uscire, liberarsi. I volti contraffatti delle maschere presenti nell’orgia dicono già di per sé come si possa ridurre l’uomo in balìa del doppio volto della sessualità, quello nascosto dietro il volto buono, costruttivo. La maschera scelta da Bill, meno triviale delle altre, è tuttavia spaventosa anch’essa assumendo essa in certe angolazioni una non lieve vicinanza all’immagine personificata della morte stessa, segno del percorso pericoloso intrapreso da Bill. In ogni caso la maschera scelta da Bill è più estetica delle altre, non mostra smorfie, quindi risulta in parte controllata e solo nel letto matrimoniale – il luogo più consono all’esplicarsi della sessualità di norma – assume profili spaventosi, molto verosimilmente nella mente di Bill, che non vuole quel volto nella sua vita personale e matrimoniale.

Dunque, insegna Kubrick, la sessualità va controllata, certo va messa in pratica, ma nel sicuro talamo coniugale, del tutto nei ranghi costruttivi, tenuta a bada in tutta sicurezza, senza eccitazioni fuori dal limite, bensì nel caldo e affettuoso abbraccio dell’amore. Tale messaggio insito nel film si può non condividere, ma si può anche condividere, come qui si condivide, senza per questo essere considerati cosiddetti bacchettoni, come queste riflessioni credo abbiano mostrato.

Per finire, un’ultima brevissima riflessione sempre stimolata dal messaggio di Kubrick come è emerso dall’analisi. Oggi si vedono alcuni giovani che uccidono il prossimo e se stessi con facilità e molto più di un tempo. Si tratta di giovani, ragazzini e adolescenti, che hanno, pare senza eccezioni o con scarse eccezioni, la più libera e anche prematura dimestichezza con la libera sessualità e la pornografia, nonché non di rado dipendenza da questa, ciò che li aiuta per il motivo testé esposto a oltrepassare i binari in ogni ulteriore comportamento, anche estremo come l’omicidio, rendendoli appunto disposti a uccidere anche per futili motivi o a usare comunque violenza per imporre se stessi agli altri, alle loro stesse donne, per imporre la loro illusione di potenza – favorita dall’uso di droghe – in un obnubilamento dovuto in primo luogo verosimilmente al delirio di origine sessuale.

                                                                                    RITA MASCIALINO

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