mercoledì 24 luglio 2024

 Mascialino, R., (2) Riflessioni sulla Tesi di Laurea di Liviana Chiolo ‘Pinocchio tra palco e pellicola’: il capitolo 3.5. Riflessione N. 2

Introduzione alle Riflessioni da parte di Liviana Filippina Cava Chiolo:
‘In sinergia con la Dr.ssa Rita Mascialino, a seguito di un'idea frutto di una corrispondenza letteraria, seguirà un corpus costituito da una serie di riflessioni e approfondimenti incentrati sulla mia Tesi di Laurea, dal titolo 'Pinocchio, tra palco e pellicola'. Ogni settimana, circa, verrà pubblicato una notazione che metterà in rilievo una caratteristica fisica o caratteriale di uno dei personaggi dell'opera in questione; un ambiente o una determinata scena, che porteranno alla luce il vero significato semantico dell'opera di Collodi. Una fiaba che contiene al suo interno un universo incommensurabile di significati.’ (Tesi di Laurea ‘Pinocchio tra palco e pellicola’ di Liviana Filippina Cava Chiolo - Anno Accademico 2021/22, Università degli Studi di Catania DISUM Dipartimento di Scienze Umanistiche, Relatrice Chiar.ma Prof.ssa Simona Agnese Scattina)

“Nella Riflessione 1 che ha inaugurato il ‘corpus’ di studi sulla Tesi della Chiolo, è stata scelta la particolare e fondamentale relazione tra Mastr’Antonio e Geppetto, alla quale la Chiolo dà spazio importante. Ora vorrei soffermarmi ancora per qualche dettaglio approfonditivo sul dato di fatto secondo il quale Collodi abbia ideato due personaggi uno doppio dell’altro e non abbia lasciato la sua prima ideazione di un unico personaggio Mastro Ciliegia soprannominato Geppetto. Come sottolinea la Chiolo nella sua Tesi, Mastr’Antonio, primissima raffigurazione di padre di Pinocchio, tenta di uccidere il pezzo di legno parlante sbattendolo contro la parete della sua stanza, non appena sospetta che vi sia nascosto dentro un bambino. Nella seconda e definitiva ideazione della paternità putativa di Pinocchio – che arriva, come specifica Collodi, non si sa da dove nella legnaia del falegname Mastr’Antonio – il personaggio Geppetto vuole fabbricarsi un burattino e chiede un pezzo di legno al suo amico pure falegname. Mastr’Antonio gli dà il pezzo di legno parlante ben felice di liberarsene visto che ne aveva avuto tanta paura e lo voleva eliminare, così che Geppetto per così dire adotta il pezzo di legno parlante-bambino che prende dalle mani di Mastr’Antonio per educarlo come un figlio secondo i suoi principi, a sua immagine e somiglianza. In questa seconda ideazione il padre putativo di Pinocchio non è più, come nella primitiva ideazione di Collodi, un assassino che avrebbe ucciso il piccolo. Guardando tuttavia il testo in profondità come nell’esegesi della Mascialino ripresa molto precisamente nella trattazione di Liviana Chiolo, si evidenzia come, essendo Mastr’Antonio la raffigurazione dell’inconscio di Geppetto, ossia il suo doppio a livello inconscio-conscio, la predisposizione potenziale all’assassinio resti una componente della personalità di Geppetto per quanto rimossa. Molto significativamente Geppetto ha l’idea di avere un figlio quando si sveglia al mattino dopo aver sognato, implicitamente dopo aver avuto in merito comunque qualche suggestione che non ricorda nel dettaglio preciso e che si riferisce alla sua immaginazione inconscia. Per chiarire: nel suo inconscio c’è sempre la presenza di Maestro Ciliegia, sepolta appunto nell’inconscio, ma comunque esistente ed è per questo anche che il Mastr’Antonio della prima ideazione può sparire dal racconto: perché continua a vivere nascosto nell’inconscio di Geppetto. È tipico dello stile diegetico di Collodi nel libro più importante della sua vita, nonché uno dei più famosi della letteratura mondiale, esprimere quanto di più inquietante urgesse nella sua personalità in modo tale che non venisse recepito immediatamente da chiunque. Collodi non rinuncia ad esprimere quanto di poco lieto gli preme dire, ma lo esprime mimetizzandolo molto sapientemente, così che non sia esplicito. Geppetto resta una figura sinistra di padre putativo assommando in sé, pur rimossa, anche la parte inconscia rappresentata dal suo doppio, come espresso sia nel saggio, sia nel dramma e sia nella trattazione della Tesi della Chiolo.
Diamo adesso un approfondimento del perché Collodi abbia ideato una paternità putativa tanto negativa in Geppetto, ossia come mai avesse una così tremenda opinione della paternità – e anche della maternità come avremo modo di constatare secondo quanto la Chiolo cita ed evidenzia. Da un lato non sarebbe stato proprio consono in una fiaba fare del padre putativo di Pinocchio direttamente un padre assassino nelle intenzioni e nelle azioni concrete e questo è abbastanza chiaro. Dall’altro è un po’ meno immediato, ma non incomprensibile, perché Collodi avesse una così negativa opinione del genitore, conservandola anche nella paternità putativa di Geppetto che avrebbe potuto ideare diversamente se lo avesse voluto. Certo doveva avere avuto dei motivi molto forti per questa pervicacia nel presentare Geppetto tanto negativamente, ciò che per altro, come vedremo, continua in tutto il racconto e ha un culmine quando Geppetto si trova nel ventre dello squalo, come vedremo. Uno di questi motivi – lasciando stare qui tutti gli ulteriori motivi –, il più generale scelto specificamente dalla Chiolo è l’aggancio di Collodi al fatto che i suoi genitori, per via del loro lavoro a Firenze presso i conti Ginori, lo avessero affidato ai parenti della madre. Collodi nella sua infanzia non è stato sempre assieme ai genitori, al padre e alla madre, ciò che il bambino non ha senz’altro gradito. Per gli ulteriori più complessi e inquietanti motivi vedi il Saggio e le altre opere della Mascialino relative a Pinocchio.
Nella prossima Riflessione 3 l’argomento sarà la Fata Turchina per come è ideata nello straordinario testo di Collodi e come è evidenziato nella profonda Tesi di Liviana Filippina Cava Chiolo."
Rita Mascialino


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