Rita Mascialino, "Stefano Zangheri: 'rosa di brina'. Poesia."
pubblicata su Literary 2021 e su www.spazialitadinamica.it Sez. Secondo Umanesimo Italiano
rosa di brina
rosa di brina
petalo di ricordo
vetro incrinato dalla nostalgiabianco sogno
dissolto nel calore del mattino
Lirica emozionalmente così intensa da mozzare il respiro e rendere luccicanti gli occhi, potente nel contenuto come sempre lo sono le tue composizioni. Stefano Zangheri, toscano, riconosciuto come uno dei più grandi poeti italiani della letteratura contemporanea, secondo il mio giudizio: in assoluto il più grande, come ho messo in evidenza nelle lunghe postfazioni a due sue corpose sillogi pluripremiate e in ulteriori analisi a singole liriche.
Viene dato il buongiorno a una rosa prima che il sole dissolva il manto di brina che la racchiude, come un vetro di ghiaccio quasi a preservarne la bellezza e aggiungerne inusitate preziosità. Un vetro non più integro, sul quale è passata la più estetica e fine tessitura della nostalgia di quanto è trascorso ed è ormai ricordo di quando essa si mostrava imbellita dalla morbida rugiada. Ma oltre la prima suggestiva impressione, andando più dentro alle parole, il bianco drappeggio che la veste introduce il sogno del poeta: bianco come fredda purezza, che svanisce non appena il calore della vita si presenta a cancellare il dono della brina. Non dunque passioni infuocate che esistono grazie alle fiamme più distruttive, ma un’assenza di calore che fa emergere nel poeta la sua interiorità più solitaria e nostalgica in cui può cogliere lo speciale fascino della rosa avvolta nel gelo come una realtà, per quanto astratta, più profonda proprio perché priva metaforicamente della vita di sangue e carne. Un vetro incrinato – o ricamato – dalla più artistica brina che rende possibile l’immaginazione dell’uomo, la ricerca non del romantico fiore azzurro, tuttavia della rosa di brina. Un vetro che il subentrare del mattino, ancora romanticamente, fa svanire come svaniscono tutti i sogni al risveglio. Una rosa di brina della sensibilità del poeta, attratto non dalla materialità – o non più dalla materialità – della vita, ma da quanto la sua mente può creare immaginando mondi artistici, in cui incontra la speciale rosa.
Rita Mascialino